Immergiamoci nello Stretto di Messina


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Qui potrai trovare tutte le informazioni riguardanti lo Stretto di Messina.
Cosa aspetti?! Buona Immersione!









STRETTO DI MESSINA 🗼


Lo stretto di Messina è indubbiamente il più importante stretto italiano e divide l’intera penisola italiana dall’isola della Sicilia.
Esso rientra nella categoria di stretti formati dalla parte continentale di uno Stato e da un’ isola dello stesso.

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MITI 📜


Questo braccio di mare era conosciuto, fin dall’antichità, come il luogo in cui risiedono i famosi mostri Scilla e Cariddi.
Scilla, nella tradizione, era un mostro a più teste situato sulla sponda calabra, definito anche come ‘colei che dilania’, mentre Cariddi era identificato con gli enormi e pericolosissimi vortici e gorghi (chiamati anche ‘Garofali’) che attraversano le aree dello stretto, e si definiva anche ‘colei che risucchia’, tanto famosi da essere introdotti anche nel grande poema omerico, l’Odissea, e nell’Eneide di Virgilio.

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NAVIGAZIONE


La navigazione tra le due sponde avveniva fin dall’epoca preistorica, ma il traffico marittimo sicuramente raggiunse il suo apice prima del 1900, sotto il Regno borbonico delle Due Sicilie che godeva già di un sistema marittimo e una flotta assai sviluppati.
Alla fine dell‘800 il servizio tra le due sponde veniva svolto dalla società “Navigazione Generale Italiana” con pochissime corse giornaliere e l’introduzione del trasporto marittimo ferroviario con i piropontoni 72, denominati: Cariddi, Sicilia, Calabria e Scilla.
Nel corso della seconda guerra mondiale, invece, lo stretto divenne ‘zona di operazioni’ e ogni traghetto che attraversava lo stretto collegando le sponde veniva addirittura militarizzato e dotato di un cannone difensivo con sospensione del servizio notturno e chiusura dei porti, con rete posta da un rimorchiatore.
Nel 1965 venne creato il primo servizio di navigazione privata tra le due sponde, che effettua tuttora gran parte dei trasporti tra le due regioni.
Per quanto riguarda la geografia dello stretto di Messina, nella parte di minore ampiezza, esso misura non più di 1,7 miglia nautiche.
Questa distanza separa la costa messinese all’altezza della zona di Torre Faro e Ganzirri e la costa calabrese nella zona di Cannitello e Scilla, creando un vero e proprio ‘imbuto’ tra il mar Ionio e il mar Tirreno. In questa zona più stretta, le profondità marine raramente superano i 100 metri, grazie ad una vera e propria ‘sella’ nei fondali, aumentando sempre più verso sud, fino al cosiddetto ‘canyon di Messina’, con profondità che superano i 500 metri e in cui lo stretto raggiunge la sua massima ampiezza tra punta Pellaro e Capo Alì, con 9 miglia nautiche. La lunghezza longitudinale complessiva del braccio di mare invece, è di circa 16 miglia nautiche.

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CITTA' 🌇


Le città più grandi in queste coste sono: Messina (240.000 abitanti) in Sicilia, e Reggio Calabria (120.000 ab.) sulle sponde della costa calabrese. Questo stretto, con la sua struttura geomorfologica molto particolare e le diverse caratteristiche e temperature dei due mari,determina delle condizioni che possono rendere la navigazione marittima oltremodo pericolosa.
Le zone, comunque, più pericolose del braccio di mare per via delle correnti sono sicuramente:
-l’area di Punta Pezzo sulla sponda calabrese;
-l’area costiera di Torre Faro ;

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CORRENTI 🌊


Nelle zone costiere, in prossimità dei promontori, presenti in gran numero specialmente lungo la costa siciliana, la corrente torna indietro, creando una vera e propria “controcorrente” (che viene denominata “bastardo”), cosicché, se al largo troviamo corrente montante, in prossimità del litorale vi sarà una forte corrente scendente. Queste forti correnti, che possono raggiungere i 6 nodi di velocità (soprattutto nei periodi di luna piena o luna nuova), sono state oggetto di molti studi a partire dalla fine dell’800, a cura di Rimbaud (vice console francese della città siciliana a quel tempo); successivamente, nei primi anni venti del Novecento, venne condotta una grande attività di studio di queste correnti da parte della Marina Militare, che risultò molto produttiva, in quanto portò alla elaborazione delle prime “Tavole di Marea” delle acque dello stretto, che tutt’ora permettono di prevedere la corrente in due punti specifici del braccio di mare: Punta Pezzo, nella zona calabrese, e Ganzirri sulla sponda messinese. Con queste nuove tavole, inoltre, è possibile prevedere la corrente in altri ben nove punti dello stretto. Le tavole ormai sono facilmente reperibili online e consultabili anche su telefoni cellulari tramite Applicazioni apposite (App).
Proprio queste forti correnti hanno interessato notevolmente grandi aziende produttrici di energia come l’Enel, a partire dagli anni’80, con l’obiettivo di ottenere grandi quantità di energia pulita a basso costo.

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VENTI 🌬


Questa condizione marina particolare è aggravata dai forti venti, quasi sempre presenti nell’ area dello stretto (tranne nelle tranquille notti estive). Condizioni di mare in tempesta, con onde che sono giunte anche a superare altezze di 4 metri, si realizzano con il vento di Sud-Est (lo Scirocco), che facilmente, nei periodi autunnali e primaverili, supera anche i 100 km/h nell’area più stretta del braccio di mare, a causa del cosiddetto ‘effetto Venturi’, che si realizza quando l’enorme massa d’aria spostata dal vento s’incanala nell’area dello Stretto sui pendii dell’Aspromonte e dei Peloritani e soffia sempre più veloce,raggiungendo il picco di velocità proprio nella zona di Torre Faro.72 Questo forte vento accompagna spesso grandi precipitazioni, anche di carattere alluvionale nella zona, con non pochi danni e addirittura in casi eccezionali, causando vere e proprie tragedie, come è avvenuto nell’Ottobre 2009 quando avvenne l’alluvione di Giampilieri (all’imboccatura sud dello stretto), dove persero la vita ben 37 persone a causa di un'enorme frana di fango dovuta alle eccezionalissime precipitazioni di quelle ore, accompagnate dal vento di Scirocco, che spirava più che violento.
Il grosso delle precipitazioni, comunque, nell’area dello stretto tende a svilupparsi più nella zona sud e sulle coste calabresi, mentre è difficile che le stesse vengano trascinate dai forti venti fino all’imboccatura più stretta del braccio di mare e quindi verso la zona nord di Messina, a causa dell’importante ombra pluviometrica, che crea in questa zona il massiccio dell’Aspromonte con i suoi quasi duemila metri di altitudine. Non mancano nella zona però spesso anche forti venti di Maestrale (nord-ovest) o di Ponente (ovest), che producono un radicale abbassamento delle temperature e, nei mesi più freddi, possono provocare anche episodi di precipitazioni nevose, persino a bassa quota. Questi venti (anche se possono raggiungere raffiche importanti) non portano un innalzamento del mare nella zona, protetto dalla terraferma, ma, sicuramente, portano più spesso precipitazioni a carattere temporalesco proprio nell’ ‘imbuto’ dello stretto e, in particolare, nella zona di Torre Faro e Cannitello.

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